Due scienziati hanno dato una forma al nostro patrimonio genetico rendendolo reale
I protagonisti di questa scoperta sono due scienziati: Francis Harry Compton Crick, fisico brillante ma fino a quel momento inconcludente, allora 37enne; e il suo giovanissimo (25enne) collaboratore James Dewey Watson, zoologo americano.
Sono proprio loro che il 28 febbraio del 1953 scoprirono la struttura del Dna (acido desossiribonucleico) e il suo meccanismo di replicazione. Nel 1944, dopo tutta una serie di studi sul Dna di alcuni microrganismi, gli studiosi erano ormai certi che il Dna è la molecola che trasmette l’informazione genetica da un organismo all’altro.
Watson e Crick fecero una scoperta molto più dettagliata: si accorsero che la struttura del DNA è “a doppia elica”, due lunghi filamenti di molecole avvolti a spirale. I successivi anni di lavoro vennero impiegati a interpretare il codice genetico, cioè a capire come dalla semplice alternanza di quattro molecole base l’organismo decodifichi le informazioni per sintetizzare tutte le proteine necessarie.
I due scienziati si avvalsero di numerose immagini da diffrazione a raggi X, realizzate da Rosalind Franklin, chimica-fisica inglese, che morì per un tumore proprio causato dall’ampia esposizione ai raggi X degli esperimenti.
Nel 1962 Watson e Crick ricevettero insieme il Premio Nobel per la Medicina.
Cos’è il DNA?
Il DNA è la macromolecola biologica custode di tutte le informazioni necessarie al corretto sviluppo e al funzionamento delle cellule. Il DNA è presente nella maggior parte degli organismi viventi, compresi noi essere umani ed è custodito nel nucleo delle cellule.
Spesso i libri o manuali definiscono il DNA con l’espressione “patrimonio genetico”, in quanto è la sede dei geni. I geni sono sequenze più o meno lunghe di DNA, votate in buona parte a dare origine alle proteine, macromolecole biologiche indispensabili alla vita. Il Progetto Genoma Umano ha stimato che il DNA dell’essere umano comprenda tra i 20.000 e i 25.000 geni.